ESPLORANDO NUOVI ORIZZONTI: LA MIA ESPERIENZA AL FESTIVAL NEXT LIBRARY

di Simona Villa

Di recente ho avuto l’opportunità di partecipare al festival Next Library, un evento internazionale che celebra l’innovazione nel campo delle biblioteche e promuove il dialogo e la collaborazione tra professionisti del settore. Sono rimasta entusiasta all’idea di essere coinvolta in un evento così stimolante e avventuroso. In questo blog, condividerò la mia esperienza al festival Next Library e racconterò come mi ha aperto gli occhi su nuovi orizzonti e mi ha ispirato in modi che non avrei mai immaginato.

ESPLORAZIONE E CONDIVISIONE DELLE IDEE

Una delle cose più sorprendenti del festival Next Library è stata la varietà di partecipanti provenienti da tutto il mondo. Bibliotecari, architetti, educatori e innovatori si sono riuniti per discutere e condividere le loro esperienze e idee. Ho avuto l’opportunità di partecipare a workshop interattivi, presentazioni coinvolgenti e sessioni di brainstorming, oltre che a momenti di networking e di festa. Questi momenti di scambio hanno creato una sinergia unica, dove le prospettive diverse si sono fuse insieme per creare soluzioni innovative e creative per le sfide che le biblioteche affrontano oggi.

COMMUNITY ENGAGEMENT

Un aspetto che mi ha colpito profondamente durante il festival Next Library è stata l’importanza data all’engagement della comunità. Le biblioteche moderne non sono più semplici depositi di libri, ma diventano luoghi di incontro, partecipazione e coinvolgimento attivo della comunità. Ho sperimentato come coinvolgere il pubblico attraverso programmi culturali, eventi tematici, laboratori creativi e molto altro ancora. Questa enfasi sulla partecipazione ha dimostrato come le biblioteche possano essere un motore di cambiamento sociale e di promozione del dialogo e dell’inclusione.

ISPIRAZIONE E CONNESSIONI

Il festival Next Library mi ha offerto l’opportunità di incontrare persone appassionate e curiose. Le conversazioni con colleghi provenienti da paesi e contesti diversi mi hanno ispirato e mi hanno fatto riflettere sul ruolo che le biblioteche possono svolgere nella società. Ho fatto nuove connessioni che spero si traducano in collaborazioni future e scambi di idee. Il festival mi ha dato una visione più ampia del potenziale delle biblioteche e mi ha spinto a pensare in modo creativo e audace su come posso contribuire a fare la differenza nei contesti locali.

Il tema centrale del Festival è stato il gioco (e il divertimento) come approccio all’apprendimento e alla soluzione dei problemi. Uno dei keynote speech è stato proprio incentrato sull’esperienza del playful learning in biblioteca, e ha mostrato come offra un modo innovativo e coinvolgente per promuovere l’apprendimento e la scoperta attraverso il gioco. Le attività di playful learning in biblioteca possono includere giochi di ruolo, puzzle, attività artistiche e manuali, laboratori scientifici e molto altro ancora. Inoltre, grazie all’uso di tecnologie interattive e digitali, è possibile arricchire ulteriormente l’esperienza, rendendola ancora più coinvolgente e adattata alle esigenze e agli interessi dei partecipanti. L’esperienza del playful learning in biblioteca non solo promuove l’amore per la lettura e l’apprendimento, ma crea anche un ambiente sociale e inclusivo, in cui i bambini possono interagire, condividere idee e sviluppare competenze importanti per il loro futuro.

Il keynote speech di Katherine Richardson invece, incentrato sullo stato del pianeta è stato straordinariamente rivelatore e provocatorio. Richardson ha affrontato senza mezzi termini (ma senza mai avere il cipiglio della “maestrina”) la crisi ambientale che il nostro pianeta sta affrontando e ha sollecitato una profonda riflessione sulla responsabilità che ognuno di noi ha nel preservare e proteggere il nostro mondo.

Ha descritto con chiarezza e dati scientifici la grave minaccia che il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità rappresentano per il nostro pianeta e ha evidenziato la necessità di azioni urgenti per invertire la rotta. Il suo appello a una maggiore consapevolezza ambientale e a un impegno collettivo per adottare misure efficaci è stato estremamente persuasivo.

Un aspetto particolarmente rilevante del suo discorso è stata la connessione tra l’ambiente e le biblioteche. Richardson ha sottolineato come le biblioteche possano fungere da centri di conoscenza e di sensibilizzazione per l’ambiente, offrendo risorse educative, spazi di discussione e programmi che promuovono la sostenibilità. 

Il discorso di Katherine Richardson è stato un richiamo urgente all’azione e ha messo in luce l’interconnessione tra le questioni ambientali e il ruolo delle biblioteche come agenti di cambiamento. Ha spinto il pubblico a considerare come le biblioteche possono adottare un approccio proattivo nel promuovere la consapevolezza ambientale e nel sostenere la transizione verso una società più sostenibile.

CONCLUSIONI

Partecipare al festival Next Library è stata un’esperienza entusiasmante e arricchente. Mi ha aperto gli occhi su nuovi orizzonti e mi ha ispirato a pensare in modo innovativo sul futuro delle biblioteche. Ho definitivamente imparato che le biblioteche non sono mai statiche, ma sono in costante evoluzione per adattarsi alle esigenze della società. Il festival Next Library è stato un trampolino di lancio per connettersi con professionisti appassionati e condividere conoscenze ed esperienze. Sono grata per questa esperienza e sono entusiasta di portare ciò che ho imparato nel mio lavoro. 

Il futuro delle biblioteche è promettente e non vedo l’ora di farne parte attiva.

ERASMUS + OLTRE L’ERASMUS: SCOPRIRE UN PROGRAMMA AL DI LÀ DELLA SUA MISURA PIÙ CELEBRE

Quando pensiamo all’Erasmus, tendenzialmente facciamo riferimento a quel periodo di studio all’estero, che molti di noi hanno affrontato durante l’università. Nel nostro immaginario collettivo l’Erasmus è connesso a termini come gioventù, viaggio e grandi capitali europee e, magari, senza avervi mai preso parte di persona abbiamo comunque assimilato questa iconografia del programma Erasmus.

Definire tutto questo una semplificazione sarebbe riduttivo. Che una delle decine di attività che compongono questo programma sia arrivata al punto da sostituire il programma stesso nel pensiero comune è indicativo dell’immenso impatto che essa ha avuto in tutta Europa, ma anche della visibilità delle altre azioni di programma.

Il risultato è che numerose risorse messe a disposizione per progetti che nulla hanno a che vedere con l’università  rimangono inaccessibili agli enti perché non sono a conoscenza della loro esistenza.

Esempio lampante di questo problema, sono le biblioteche. Nel corso del Convegno Stelline (il più grande evento in Italia dedicato alle biblioteche) abbiamo partecipato ad un workshop, tenuto dallAgenzia Indire  L’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa), il cui obiettivo era proprio mostrare ai bibliotecari italiani che il programma Erasmus si rivolge anche a loro, e che le opportunità di finanziamento sono numerosissime.

Come le biblioteche anche gli enti locali faticano ad immaginare le modalità con cui potrebbero prendere parte al programma.

Quindi il primo passo per colmare questo gap, tra le risorse offerte e la percezione che si ha di esse, è necessario comprendere il programma e le parti che lo compongon0.

I SETTORI CHE COMPONGONO IL PROGRAMMA

Il programma Eramsus+ si compone in diversi settori:

  1. Educazione e Formazione
  2. Giovani 
  3. Sport  
  4. Jean Monnet 

Il settore educazione e formazione è il più ampio e certamente il più conosciuto, ed include:

  • Educazione scolastica
  • Educazione Universitaria
  • VET-Formazione professionale e Training
  • Educazione degli adulti

Non solo include l’educazione più tradizionale scolastica e universitaria, ma  anche la formazione professionale e la formazione non professionale degli adulti. 

Questo perché il programma persegue la sua finalità principale: promuovere il life-long learning, ovvero l’apprendimento permanente fino a raggiungere, entro il 2030, una percentuale pari al 60% degli adulti che almeno una volta all’anno prendono parte ad un’attività di formazione. 

La Formazione per gli adulti ad esempio è un settore poco conosciuto, ma che in realtà abbraccia una grande varietà di attori diversi. La sua scarsa popolarità viene evidenziata dai dati raccolti nell’agenda europea rinnovata per l’apprendimento degli adulti (EAAL), dove si  riconosce la necessità per tutti gli adulti di rafforzare regolarmente le loro competenze personali e professionali, ma anche che l’apprendimento degli adulti è il punto più debole nel sistema di apprendimento permanente, difatti la partecipazione degli adulti all’apprendimento continua a essere bassa.

Ma, anche immaginando che un ente fosse interessato a prendere parte al programma Erasmus plus, nell’ambito dell’educazione degli adulti, quali sono le attività che possono essere realizzate?

QUALI ATTIVITA' POSSONO ESSERE REALIZZATEALL'INTERNO DEL PROGRAMMA ERASMUS+

Il programma Eramsus +, oltre a dividersi in settori, si struttura in key action, che potremmo definire macro ambiti di attività. Queste key action sono trasversali a tutti i settori, e sono: 

  • Key action 1: mobilità individuale a fini di apprendimento
  • Key action 2: cooperazione tra organizzazioni e istituzioni
  • Key action 3: sostegno alla definizione delle politiche e alla cooperazione 

La fetta più ampia del budget di programma è destinata alla key action 1, ovvero alla mobilità, si parla circa del 70% del budget totale. Questo perchè negli anni si è visto come la mobilità sia in grado di generare effetti positivi nello sviluppo personale, sociale e personale degli individui. 

La mobilità viene spesso associata all’ambito scolastico/universitario, ma raramente la si lega ad esperienze tipiche della vita adulta. Al contrario, il programma Erasmus incoraggia tutti gli individui, qualsiasi età essi abbiano, ad intraprendere attività di mobilità

L’azione chiave 1 sostiene gli erogatori di istruzione degli adulti o le organizzazioni che in altre vesti desiderano organizzare attività di mobilita individuale per i discenti adulti in particolare con minori opportunità, per i docenti, i formatori e altro personale che opera nel settore dell’istruzione degli adulti.

Un esempio di come le attività di mobilità possano essere applicate ad ambiti diversi da quello scolastico è il progetto “Job Shadowing per operatori sociali dell’area disagio adulto di Bologna”. Il progetto mira a creare esperienze di job shadowing rivolte agli operatori sociali della città di Bologna. L’intervento si colloca nel contesto bolognese dove è in corso un percorso di accompagnamento ai processi di definizione del sistema dei servizi per gli adulti, avviato dal Comune di Bologna. Il progetto prevede la realizzazione di 11 esperienze di job shadowing nelle città europee di Londra, Glasgow, Parigi, Lisbona e Barcellona. 

L’azione chiave 2 riguarda i progetti di cooperazione tra organizzazioni, i cui obiettivi sono: 

  • Aumentare la qualità del lavoro e delle attività delle organizzazioni coinvolte;
  • Sviluppare la capacità delle organizzazioni di lavorare a livello transnazionale;
  • Affrontare le esigenze e le priorità comuni nel proprio settore di riferimento;
  •  Facilitare la trasformazione e il cambiamento, portando a nuovi approcci, in proporzione al contesto di ciascuna organizzazione.

Anche in questo caso le opportunità sono moltissime. Prendiamo ad esempio il progetto Potenziare i servizi delle biblioteche pubbliche per gli utenti ipovedenti attraverso strumenti e formazione TIC”. presentato dall’Unione della Romagna Faentina. Il progetto si è proposto l’obiettivo di fornire ai bibliotecari le competenze necessarie ad aiutare gli utenti ipovedenti, e da lì ha sviluppato nuove strategie di engagement e scoperto strumenti digitali e non da introdurre nelle biblioteche coinvolte. 

FARE I PRIMI PASSI NEL MONDO ERASMUS PLUS

Quindi di fronte a tutta la miriade di possibilità che il programma Erasmus plus mette a disposizione sembra legittimo chiedersi : ma come comincio?

Soprattutto per i “non addetti ai lavori” il primo impatto può apparire scoraggiante, e la mole di documenti da leggere di certo non aiuta . Ma se riusciamo ad andare oltre le lungaggini burocratiche , farci un’idea chiara sui testi di riferimento può essere un buon primo step. I documenti da tenere in considerazione sono: 

  • Il work programme. Ogni anno viene pubblicato il documento di programma che specifica gli obiettivi generali, le priorità e i risultati attesi, ma sopratutto indica chiaramente la distribuzione del budget nelle varie misure di finanziamento e da il framework per l’elaborazione di un progetto.
  • il call document. Ogni misura di finanziamento avrà un documento di riferimento, dove sono inserite tutte le informazioni relative al bando: l’ammissibilità, gli obiettivi, il partenariato, il budget ecc. Quando si presenta un bando erasmus è importante aver ben presente tutte le guidelines previste dal suo call document di riferimento.
  • il model Grant agreement. Il grant è l’accordo che sottoscriverete solo quando il vostro progetto verrà approvato, e che rappresenta il “contratto”che stipulate con l’Unione Europea. Il grant ha un format specifico che contiene indicazioni molto utili per l’elaborazione del budget e la scelta dei costi. 
Un altro aspetto importante è quello delle prorità di programma, che vanno tenute in considerazione fin dall’inizio della progettazione. Se la nostra idea non rispecchia nessuna delle priorità annuali, tanto vale rinunciare alla candidatura. Quest’anno le priorità sono: 
  • Inclusione e diversità
  • Sostenibilità ambientale 
  • Dimensione digitale 
  • Partecipazione e impegno civico

Un’altra buona pratica è quella di iniziare dalle misure di finanziamento “d’entrata”, ovvero quei bandi che sono stati pensati per i nuovi arrivati, che non hanno alle spalle una progettazione erasmus. 

  • Per i progetti di mobilità (Key action 1) facciamo riferimento ai progetti di breve durata, che hanno una durata e un budget minori
  • Per i progetti di cooperazione (Key action 2) facciamo riferimento ai progetti small-scale, ovvero di piccola scala, che per la composizione del partenariato e le dimensioni del budget si distinguono dai progetti di cooperazione tradizionali, in quanto più snelli ed accessibili.

In generale però, il consiglio  è sempre quello di affidarsi ad un buon progettista con esperienza in progettazione europea, che sappia guidarvi e supportarvi in tutte le fasi di progettazione e vi aiuti a presentare una candidatura solida.

Se vuoi saperne di più scrivimi a rebeccaantinori@studio2di2.com

Nuovi bandi dedicati ai giovani

La frase “l’Italia è un paese per vecchi”, sebbene volutamente sensazionalista, racconta di un paese dove i giovani sono una categoria spesso dimenticata e scomoda, e dove il gap generazionale è fonte di fortissime divisioni sociali.

Il problema della condizione giovanile in Italia è estremamente complesso e articolato, e non può certo essere ridotto ad uno scontro tra generazioni diverse: l’assenza di dinamismo economico, la mancanza di tutela per i neo-lavoratori, la continua riduzione dei finanziamenti alla scuola, l’assenza di forme e luoghi di ritrovo e della socialità pensati per i giovani, la lentezza dei meccanismi di ricambio nelle cariche dirigenziali, la mancanza di percorsi di inserimento lavorativo adeguati … sono tutti fattori che concorrono al creare la situazione in cui viviamo oggi.

Sono numerose le iniziative che cercano di invertire questi fenomeni negativi, andando a creare dei percorsi in controtendenza che sappiano sopperire alle difficoltà che i giovani devono affrontare.

Con i suoi nuovi bandi, Fondazione Cariplo vuole agire su due fenomeni estremamente diffusi: il benessere psicologico dei bambini e dei ragazzi, che già profondamente minato ha subito un ulteriore colpo a causa della pandemia; il problema dei Neet, ovvero quei giovani che non lavorano e non studiano e il cui numero in Italia ha raggiunto livelli allarmanti.

Diamo insieme un’occhiata a queste due misure di contributo

Bando Attenta-mente

 

A seguito della pandemia numerosi allarmi sono stati lanciati in merito al decadimento del benessere psicologico di bambini e ragazzi che, come mai prima d’ora, segnalano forti situazioni di disagio in forme e intensità tra loro molto diverse: ansia, depressione, aggressività, disturbi della condotta e della regolazione emotiva, dipendenza digitale, disturbi del comportamento alimentare e del sonno, fobia scolare, ritiro sociale, fino agli attacchi al corpo (ideazione suicidaria e atti di autolesionismo).

La situazione si è ulteriormente aggravata a seguito delle tensioni dovute al conflitto in Ucraina, e l’impatto psicologico ed economico che esse hanno avuto sulle famiglie – per esempio a causa dell’innalzamento del costo della vita -. Il rischio dell’eccessiva privatizzazione e medicalizzazione di questi disagi, che porterebbe al ricorso esclusivo a cure mediche individuali, è molto alto; per questo si predilige una strategia preventiva di ascolto, che riconosca l’aspetto collettivo di questi fenomeni, e li affronti a partire dai luoghi in cui i bambini e ragazzi passano le loro giornate (per esempio le scuole).

L’obiettivo è di incentivare azioni di natura trasformativa che vadano ad agire sul contesto abitativo, scolastico e relazionale in cui il ragazzo è inserito, andando a consapevolizzare gli adulti che lo circondano e prevenire il disagio psicologico.

Quindi gli obiettivi che il bando intende raggiungere sono:

  • Garantire l’intercettazione dei ragazzi e bambini che vivono in una condizione di disagio, prima che la situazione si cronicizzi e la sua gravità aumenti
  • Incrementare la capacità degli enti di elaborare forme di supporto e cura – anche con i destinatari stessi – coordinate.
  • Facilitare la nascita o il rafforzamento di alleanze territoriali tra gli attori del terzo settore, del pubblico e della comunità.

I progetti che verranno finanziati dovranno intercettare e supportare bambini e ragazzi in situazioni di disagio con particolare attenzione a quei minori e famiglie che non possono permettersi i costi dei servizi privati né i tempi di attesa dei servizi pubblici.

Come presentare domanda

Qualche informazione tecnica per la presentazione della domanda di contributo:

  • Le domande dovranno essere presentate da un partenariato composto da almeno due organizzazioni.
  • Il progetto dovrà avere una durata compresa tra i 18 e i 24 mesi.
  • La richiesta di contributo deve essere compresa tra i 50.000 euro e € 200.000 e comunque non superiore al 70% dei costi totali preventivati

Il bando si chiude il giorno 8 giugno 2023

Bando Network in rete

In Italia il fenomeno dei neet (Not in Education, Employment or Training) – acronimo che identifica i giovani che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in alcuna attività di formazione – interessa oltre 2 milioni di ragazze/i tra 15 e 29 anni, di cui circa 254.000 nella sola Lombardia.

DI questi fanno parte ragazzi che vengono da background sociali ed educativi molto diversi, sebbene perlopiù siano accomunati da un basso livello di istruzione. La componente più vulnerabile si compone con maggior frequenza da giovani donne, ragazze/i con background socioeconomici svantaggiati e poco supportivi e da livelli di competenze e soft skills inferiori alla media.

Questa condizione non genera solo gravi conseguenze nel merito dello sviluppo sociale, lavorativo e personale di questi ragazzi, ma genera anche forti problemi dal punto di vista psicologico.

La sfida, in primo luogo, è intercettare questi ragazzi. In quanto i neet sono tali, proprio perché fuoriescono da ogni istituzione o percorso di inserimento a loro dedicato, quindi la fase di engagement è certamente la più ardua e richiede una forte rete territoriale capace di sopperire alla mancanza di un contatto diretto.

Il bando si propone proprio di ingaggiare i neet, con specifica attenzione ai più fragili (caratterizzati da bassa scolarizzazione e disoccupazione di mediolungo periodo), per favorirne l’occupazione e il reinserimento in percorsi educativi; in particolare, attraverso il potenziamento e la promozione del lavoro in rete dei soggetti del territorio già impegnati sull’inclusione sociale e lavorativa dei giovani.

Come presentare domanda

Qualche informazione tecnica per la presentazione della domanda di contributo:

  • Possono fare domande esclusivamente organizzazioni private senza scopo di lucro con esperienza specifica sulle politiche giovanili.
  • Il bando prevede la collaborazione obbligatoria con un centro per l’impiego o un ente accreditato per i servizi al lavoro.
  • La richiesta di contributo potrà essere compresa tra i 100.000 e i 300.000 euro
  • La procedura di selezione dei progetti presentati sul bando si articola in due Fasi:
  1. Invio dell’idea progettuale (in scadenza il 6 giugno 2023)
  2. Invio del progetto definitivo (in scadenza il 18 ottobre 2023)

Vuoi partecipare ad uno di questi bandi? Contattaci senza impegno per una consulenza preliminare!

LUOGHI DA RIGENERARE

IL BANDO

Fondazione Cariplo lancia un nuovo bando da 5 milioni di euro, Luoghi da rigenerare, in scadenza il prossimo 13 luglio 2023. L’obiettivo è supportare processi di rigenerazione urbana che coinvolgono edifici ed aree sottoutilizzate o completamente abbandonate, attraverso la creazione di nuove funzioni culturali per restituire questi luoghi alla comunità.

I destinatari sono gli enti locali proprietari (o che hanno piena disponibilità) del bene/luogo oggetto dell’intervento. Il contributo previsto (a fondo perduto) copre l’80% delle spese di progetto, per un massimo di 400.000 euro.

In linea con gli obiettivi della fondazione e con simili iniziative proposte in passato dalla stessa, a ci sono delle caratteristiche centrali che i progetti dovranno avere per poter essere finanziati:

  • Approccio Bottom-up. Ormai lo sappiamo, utilizzare unicamente strategie top down  nei processi di rigenerazione urbana è un approccio fallimentare. Per chiarezza, è una strategia top-down  (dall’alto), una strategia che dall’amministrazione arriva alla cittadinanza, mentre è una strategia bottom-up (dal bass0) l’esatto contrario. In paasato, nei processi di rigenerazione urbana si è sempre considerata solo la prima opzione, mentre oggi è in corso una presa di consapevolezza sull’importanza di coinvolgere la cittadinanza nel processo di rigenerazione in maniera attiva. Per questo motivo, il bando chiede di utilizzare processi di progettazione partecipata (scopri di più) per individuare la nuova funzione d’uso e immagine dell’edificio o dell’area oggetto di rigenerazione.  Due esempi di strumenti di progettazione partecipata sono: il Design Thinking (scopri di più) e la Metodologia Lego Serious Play (scopri di più).
  • Coinvolgimento degli attori locali. Un altro elemento fondamentale dei progetti di rigenerazione è il coinvolgimento degli attori locali, ovvero delle organizzazioni del terzo settore, aziende, enti pubblici territoriali che potrebbero contribuire attivamente al progetto (magari implementado parte delle azioni, o assumendo la responsabilità per la gestione futura), o assumere il ruolo di stakeholder. Il bando chiede quindi di creare un partenariato con almeno un ente non profit attivo in ambito culturale, ma naturalmente il suggerimento è quello di fare rete con quanti più soggetti possibile. Questo infatti assicura la sostenibilità futura di un progetto: se esso sta a cuore a numerosi mebri della comunità, che vi prendono parte in grado più o meno superiore, sarà interesse di tutti assicurarne la continuità e non solo dell’amministrazione pubblica (con le sue sole risorse). 
  • Integrazione in piani di rigenerazione già avviati o in corso di elaborazione. La rigenerazione è tale perchè non si limita a vedere la ristrutturazione di un edificio come un intervento isolato e indipendente, ma al contrario, lo inserisce in un contesto più ampio dove interventi di natura architettonica, sociale, culturale, urbanistica e via dicendo concorrono tutti ad un unico obiettivo: rendere un luogo più adatto ai suoi abitanti.

COME SI FA RIGENERAZIONE ?

Come abbiamo visto la rigenerazione è un processo che integra più interventi, che insieme concorrono al raggiungimento di obiettivi comuni, e che mette in campo numerose risorse provenienti da mondi diversi. Se non si è mai affrontata prima può apparire complessa, e si rischia di candidare interventi che si pensa rispettino i requisiti, ma che in realtà non lo fanno affatto. Per questo motivo è utile guardare ad altri esempi di successo prima di avviare un progetto simile, così da avere un background di partenza. Ecco alcuni esempi di rigenerazione urbana interessanti.

BINARIO 49. Situato nel quartiere Reggio est (Reggio Emilia), divenuto tristemente celebre per l’alto tasso di criminalità, Binario 49 è un caffè letterario nato dall’incontro di numerose associazioni territoriali con i cittadini del quartiere. Binario 49 è stato selezionato dal CNAPPC tra le Trasformazioni Urbane Innovative, come esempio di micro intervento di rigenerazione partecipato, ed esposto nell’omonima mostra.

QUARTIERE SAN PAOLO, BARI. Questo quartiere di periferia, da sempre raffigurato con il termine stereotipato di periferia, è oggi un quartiere museo. Grazie al lavoro dell’associazione Mecenate 90, in collaborazione con il Comune di Bari e la Regione Puglia, è stato possibile dare vita a un progetto di museoformazione urbana, attraverso il coinvolgimento dei cittdani e delle organizzazioni attive nel quartiere.

MARE CULTURALE URBANO. Un progetto di rigenerazione urbana a base culturale che nasce nella periferia ovest di Milano, che prende il via con la riqualificazione della storica cascina Torrette di Trenno del quartiere San Siro, restituita alla città come luogo di aggregazione e fruizione culturale. Oggi lo lo spazio ospita un ristorante con una birreria artigianale, un coworking, sale per prove musicali, formazione ed eventi, e un cortile comune, ed è animato tutto l’anno con concerti, performance, cinema all’aperto, festival, attività per bambini

IL MITO DEL “PER TUTTI” NELL’AMMINISTRAZIONE PUBBLICA

La pubblica amministrazione ha un problema. Ovvero, di problemi ne ha tanti, ma noi oggi poniamo l’attenzione su un problema di marketing: ovvero di individuazione, intercettazione e coinvolgimento di un pubblico.

Se il termine marketing vi sembra non avere nulla a che fare con il mondo del pubblico vi sbagliate di grosso. Sebbene in passato la PA sia vissuta nell’illusione che il suo funzionamento e buon andamento fosse del tutto indipendente dalla sua utenza, negli ultimi anni si sta verificando una presa di consapevolezza, lenta (lentissima) ma inevitabile. Ad oggi la pubblica amministrazione persiste nel sostenere il mito del “i miei servizi sono rivolti a tutti”, e più in là non prova nemmeno ad andare. Il risultato è quello che tutti noi conosciamo:

  • Una comunicazione standardizzata e inefficace, che dalle pagine delle delibere slitta sui post di facebook invariata
  • Una mancanza totale di consapevolezza rispetto alla propria utenza
  • Un affanno inevitabile nel ricercare partecipazione e coinvolgimento durante lanci di servizi, eventi, feste, celebrazioni per poi dimenticarsene completamente durante il resto dell’anno.

Tutto questo potrebbe essere risolto, almeno in parte, se la pubblica amministrazione avviasse delle strategie di marketing strutturate e indirizzate ad un target specifico.

Quella che può sembrare una controindicazione (del resto non è la pubblica amministrazione rivolta a tutti?), è invece un elemento fondamentale del rapporto con la propria utenza, e di fatto è un elemento che la PA condivide con il mondo del business. Niente e nessuno impedisce ad una signora di 70 anni di comprarsi un bel paio di Nike jordan, liberissima, ma è innegabile che la strategia di marketing non aveva lei in mente. Quindi, lungi dall’essere una limitazione, il target marketing è un’opportunità di costruzione della propria identità e individuazione di un proprio bacino di utenza.

Scegliere un target ci permette in primo luogo di conoscere questo target.

Immaginiamo, per esempio, che un comune debba informare i suoi cittadini dell’apertura di un bando per il servizio civile. Il target è abbastanza limitato, stiamo certamente parlando di ragazzi giovani (18 -28) anni; quindi, siamo già fortemente avvantaggiati. Ma in ogni caso la fascia d’età è ampissima e ricca di distinzioni, e senza una valutazione del proprio target sarà impossibile elaborare una strategia comunicativa efficacie. Al contrario, attraverso uno studio sul target, il comune potrà diversificare la propria strategia di marketing in maniera efficace. Un esempio banale riguarda proprio lo strumento da utilizzare: i Millenials (più o meno dai 24 in su) saranno molto ricettivi all’utilizzo dell’email marketing, statisticamente questa generazione ha risposto positivamente a questo format; al contrario i membri della cosiddetta Generazione Z ( dai 24 in giù) saranno più facilmente raggiungibili attraverso la promozione social.

Questa è solo una considerazione superficiale, che però può certamente aprire le porte ad una riflessione più ampia.

Un altro tema da tenere in considerazione, quando si riflette sull’importanza del target marketing per la PA, è il ruolo che esso può giocare nel mitigare il “gap digitale”.

Per comprendere meglio perché sarebbe opportuno un simile approccio, partiamo dai dati: secondo il DESI (Digital Economy and Society Index) 2020, l’Italia occupa il terzultimo posto fra i 28 Stati membri dell’Ue, con un punteggio pari a 43,6 (rispetto al dato Ue del 52,6), ritornando quindi al 25esimo posto.

Le cause, alla base di questo problema sono molteplici, ma certamente una di queste è la mancanza di una promozione efficace sui servizi offerti dalla PA la scarsa cultura del customer service.

L’assenza di questi due elementi rende macchinoso il rapporto tra le istituzioni e i cittadini, e ostacola la diffusione di servizi innovativi: basti guardare le forti resistenze all’introduzione dello SPID.

Il problema nasce in gran parte dall’essenza di un senso di necessità del buon andamento del servizio: in un azienda la soddisfazione del cliente è elemento centrale per il raggiungimento degli obiettivi di business, è quindi naturale che qualsiasi introduzione e strategia che possa contribuire a migliorare l’esperienza di acquisto del consumatore è ben accolta.

 La PA non persegue profitto, e percepisce la customer experience come qualcosa di collaterale più spesso che non.

Ma anche la PA ha un obiettivo: erogare servizi ai cittadini e assicurarsi che li utilizzino.

Quindi cosa può fare la pubblica amministrazione?

Come dicevamo il marketing, perché sia efficace, deve partire dall’individuazione di un target. Il cittadino target è quel cittadino potenzialmente interessato all’utilizzo di quel servizio specifico.

Ma come si individua il target?

Il primo passo è certamente quello di fare un’attività di focalizzazione, ovvero individuare la propria nicchia di mercato. Chiaramente nel pubblico non esiste un “mercato” quindi questo concetto potrebbe apparire inservibile; ma possiamo usare questo elemento per individuare  la fascia di target a cui mi rivolgo, nell’elaborazione dei servizi e delle strategie di comunicazione, sulla base di caratteristiche condivise.

Infine, un altro elemento fondamentale è quello del posizionamento: ovvero cercare di comprendere l’idea che il tuo utente potenziale ha di te.

Per questo il marketing non deve riguardare solamente i servizi proposti dall’ente, ma anche l’ente stesso: nel primo caso, il marketing servirà a portare i cittadini target ad avvicinarsi allo specifico servizio che vogliamo erogare; Il marketing dell’ente invece, ha come base di partenza il posizionamento: serve a ri-posizionarci nella testa del cittadino scardinando i credo attuali che le persone hanno della Pubblica Amministrazione.

L’obiettivo è naturalmente la fidelizzazione, termine che viene legato, spesso in maniera univoca al mondo del business, e significa “rendere un cliente fedele a un’impresa tramite opportune politiche di marketing”. Ma come abbiamo visto le aziende non sono le uniche a poter e dover reare un rapporto solido e duraturo con il proprio target.

Ma può la PA compiere questo sforzo? Può la comunicazione pubblica aprirsi a nuovi linguaggi e nuovi strumenti e soprattutto aprire le braccia a un diverso modo di concepire il dialogo con il cittadino?

In realtà la pubblica amministrazione ha molti vantaggi rispetto al mondo del business che, se sfruttati consapevolmente, potrebbe fortemente agevolare questo processo di innovazione.

In primo luogo, i valori a cui essa fa riferimento sono certamente positivi, e condivisi dal sentire comune e dal singolo. Dove il privato deve costantemente rispondere ad un’esigenza di integrità e morale alta, la PA si fa portabandiera di valori come la democrazia (e la più recente d-democracy), la trasparenza, la legalità, l’eguaglianza …

In secondo luogo, la PA sta vivendo un momento storico di profondo cambiamento, in gran parte a causa del processo di digitalizzazione. Un retelling efficace di questo processo e un coinvolgimento diretto dei cittadini nelle innovazioni introdotte, sono occasioni di visibilità per la PA e di contatto con l’utenza.

 

CHI HA PAURA DI CHAT GPT? Chat GPT: il futuro della progettazione nell’era dell’intelligenza artificiale

Chat GPT è sulla bocca di tutti da ormai un mese, e se non fosse sufficiente la mole di articoli e video pubblicati sull’argomento, basterebbe cercare di accedere alla pagina ufficiale perennemente bloccata a causa dell’enorme numero di utenti, per rendersi conto della portata di questo fenomeno.

Si parla già della fine di Google, dei programmatori e dei copywriter. Si parla di cambiamento epocale, della più grande scoperta dalla nascita di internet. Dagli scenari apocalittici, neanche tanto velatamente ripresi dalle pagine di Asimov, fino all’entusiasmo di chi crede che il mondo sta inevitabilmente per cambiare; Chat GPT ha fatto parlare di sé e continua a far parlare di sé.

Ma che cos'è Chat GPT?

Per i pochi, rari (rarissimi), che in quest’ultimo mese si sono dati all’internet detox ecco di cosa stiamo parlando. Chat GPT è l’acronimo di Generative Pretrained Transformer, uno strumento di elaborazione del linguaggio naturale che utilizza algoritmi avanzati di apprendimento automatico per generare risposte simili a quelle umane all’interno di un discorso.

Ovvero, in parole semplici, Chat GPT è un Chatbot a cui gli utenti possono fare qualsiasi domanda, che lui è in grado di elaborare per formulare risposte complete e coerenti nell’ambito del discorso. Chat GPT sembra possedere “la conoscenza”.

Come sempre, non c’è soluzione migliore per comprendere qualcosa che sperimentarla in prima persona, quindi il consiglio è di fare un salto a questo link, nel caso non lo abbiate già fatto, per provare di persona.

Chat GPT è frutto del lavoro di OpenAI (organizzazione no profit per la ricerca sull’intelligenza artificiale), e nasce allo scopo di migliorare l’interazione uomo-macchina, in una miriade di applicazioni e contesti diversi.

Per esempio, immaginiamo di utilizzare questa chatbot nel servizio clienti, dove Chat GPT può gestire le domande più comuni della clientela e fornire risposte istantanee, agevolando notevolmente il lavoro degli operatori.

Ma come vi accorgerete presto questo strumento è molto più di questo.

Da quando la piattaforma è finita al centro dell’attenzione del pubblico non sono mancati gli esperimenti e i test: tutti volevano capire fino a che punto questa novità era veramente sorprendente e innovativa come si anticipava.

Chi chiede un articolo blog, chi una breve dissertazione sulla condizione degli universitari italiani, chi la trama per un fumetto, chi l’incipit di un thriller.

È diventato subito chiaro che Chat GPT può scrivere, e se non ha ancora acquisito la medesima naturalezza in tutti gli ambiti, è solo questione di tempo prima che il chat bot sia perfettamente capace di sostituire la penna umana.

Immaginiamo l’impatto che una tale scoperta ha avuto sulle persone che lavorano in ambito creativo: copywriter e content writer si sono trovati di fronte ad un problema che mette in discussione l’essenza stessa del loro lavoro. Ma anche noi, i cosiddetti Gant writer – ovvero i progettisti da bando – ci siamo trovati a riflettere sul nostro futuro.

La domanda sorge spontanea: Chat GPT sta per sostituirmi?

Arriverà il giorno in cui presentare un progetto significherà aprire il proprio pc, entrare nel chatbot, e digitare qualche domanda? Il progettista è una figura destinata ad estinguersi di fronte a questa enorme rivoluzione?

Come potete immaginare il dibattito ci ha tenuti impegnati per parecchi giorni, ed essendo il nostro uno studio tendenzialmente portato al confronto non abbiamo disdegnato di esprimere ognuno la sua opinione.  E anche tra noi si è creato uno spartiacque inevitabile tra i più scettici, forse un po’ conservatori e diffidenti, e gli entusiasti. Ma alla fine siamo giunti una conclusione: Chat GPT potrebbe sostituire completamente i Grant Writer, e dico potrebbe perché nel caso succedesse sarebbe in quel caso solo colpa nostra.

Il problema nasce quando la progettazione si trasforma, per qualche strano movimento semplificatorio, in scrittura di una candidatura, e niente di più. Ovvero quando il progettista si trasforma in amanuense, e si limita a compilare le schede più o meno complesse, che gli enti erogatori allegano alle istruttorie. Se il nostro lavoro è saper scrivere un progetto, allora di certo un giorno potremmo essere sostituiti. Soprattutto considerando che, a differenza di un content creator, come grant writer non ci viene richiesto un grande sforzo di creatività nella scrittura né di originalità, e che la forma ha importanza nel limite in cui rende l’idea progettuale il più chiara possibile. Difficilmente un ente erogatore porrà grande attenzione nello stile di scrittura, che non è altro che il mezzo necessario per trasmettere il progetto, non il progetto stesso.

Se quindi la scrittura non è altro che la modalità che utilizziamo per veicolare i nostri progetti, perché viene posta al centro del lavoro del progettista, diventandone il focus.

Cosa vuol dire progettare?

Tutto sta in quello che il cliente vede e percepisce come “concreto”.

Il bando richiede un progetto, progetto che va dettagliato in un documento, ipotizziamo, di 70 pagine, quindi il lavoro del progettista non è che questo: scrivere.

Naturalmente si tratta di una grande semplificazione, che tiene conto unicamente del risultato finale “visibile” e scivola allegramente sopra le fasi intermedie.

Ma come facciamo a mostrare che la scrittura non è che una parte, ad essere veritieri minoritaria del nostro lavoro?

Si potrebbe cominciare nel mostrare al cliente il processo di progettazione e i suoi step come entità separate, parti di un percorso coerente.

Un altro elemento è l’introduzione del concetto di prototipo. Il primo risultato di un percorso di progettazione è l’elaborazione di un prototipo, che non necessariamente deve assumere la forma di un progetto scritto, e che anzi , spesso è esplicitato più chiaramente nei documenti di medio termine utilizzati ai fini della progettazione (il quadro logico, il work plan …) che spesso non sono richiesti dagli enti erogatori.

Infine, si può ipotizzare di condividere i risultati attesi, prima dell’avvio dei lavori di progettazione, con il cliente, mostrando chiaramente come il documento descrittivo di progetto non è che un elemento dell’intero processo.

Quindi no, a nostro parere Chat GPT non sostituirà i progettisti, non se essi saranno in grado di valorizzare e raccontare il proprio lavoro. che è costituito principalmente dal saper condurre l’ideatore del progetto nel processo che porta al dettaglio di ogni singola parte partendo dall’analisi del contesto e del problema evidenziato, di cui il progetto si candida ad essere la (migliore) soluzione (magari progettata e disegnata insieme ai destinatari della stessa).

Al contrario, questo strumento potrebbe dimostrarsi un prezioso supporto, che andrebbe a ridurre il tempo dedicato alla scrittura , ampliando le ore di progettazione vera e propria…e finalmente la nostra job description potrebbe cambiare da grant writer a project designer. 

8X1000 CHIESA VALDESE – BANDO 2023

La Chiesa Evangelica Valdese, da anni, a scelto di destinare i contributi raccolti grazie all’8×1000, al sostegno di interventi sociali, assistenziali, umanitari e culturali, sia in Italia che all’estero. Da qui nascono i bandi 8×1000, per i quali viene data possibilità agli organismi associativi di presentare delle proposte progettuali per ottenere un contributo economico. 

In questo articolo daremo uno sguardo alle linee guida per partecipare al bando nell’annualità 2023. (link alla pagina ufficiale)

Quali obiettivi si pone il bando?

Il bando finanzia progetti di:

  • assistenza sociale e sanitaria,
  • interventi educativi, culturali e di integrazione,
  • programmi di sostegno allo sviluppo e di risposta alle emergenze umanitarie, ambientali e climatiche

purché apportino benefici ad una collettività e siano privi di finalità lucrative.  

I progetti potranno essere realizzati sia in Italia che all’estero e dovranno rientrare in una delle categorie di intervento qui elencate

Categorie di intervento per progetti che hanno luogo in Italia

Interventi sanitari e di tutela della salute: l’obiettivo è migliorare le condizioni di vita e i servizi destinati alle persone affette da malattie croniche, e migliorare la consapevolezza nell’ambito delle stesse malattie. Ad esempio attraverso interventi di supporto psicologico, campagne di prevenzione e progetti di rafforzamento dei servizi territoriali. 

Promozione del benessere e della crescita di bambini e ragazzi: l’obiettivo è promuovere la crescita relazionale, emotiva e cognitiva di bambini/e e ragazzi/e attraverso interventi che favoriscano la formazione e l’integrazione sociale. Ad esempio possono essere organizzati centri giovanili, biblioteche per ragazzi, campi estivi … 

Attività culturali: l’obiettivo è favorire l’accesso al patrimonio culturale e la produzione di beni di valore scientifico, artistico e divulgativo. Un esempio possono essere eventi pubblici, come seminari, mostre e spettacoli teatrali.

Miglioramento delle condizioni di vita dei soggetti diversamente abili: l’obiettivo è favorire la loro inclusione sociale attraverso dei percorsi di accompagnamento all’autonomia lavorativa e abitativa, aumentare la loro qualità di vita attraverso attività creative, ludiche e sportive, accresce il loro livello di benessere psicologico ed emotivo al fine di stabilire relazioni con gli
altri e partecipare costruttivamente alla vita della società. Ad esempio possono essere realizzati corsi di formazione, tirocini
formativi, laboratori ludico-ricreativi, attività sportive … 

Accoglienza ed inclusione di rifugiati e migranti: l’obiettivo è promuovere politiche di accoglienza e integrazione di rifugiati e migranti. Per esempio attraverso servizi di accompagnamento, counseling, assistenza sanitaria, assistenza legale, supporto psicologico … 

Contrasto alla povertà, al disagio sociale e alla precarietà lavorativa: l’obiettivo è contrastare la marginalità sociale e la precarietà socio-economica e lavorativa. Per esempio attraverso servizi di distribuzione pasti, unità di strada, formazione
professionale, programmi NEET, programmi di supporto contro le dipendenze … 

Anziani:favorire il benessere psico-fisico e relazionale delle persone anziane attraverso programmi di accoglienza, assistenza e socializzazione. Anche attraverso attività di accoglienza in strutture residenziali e semi-residenziali, interventi curativi e riabilitativi domiciliari … 

Educazione alla cittadinanza: l’obiettivo è sensibilizzare la popolazione e promuovere il dibattito sui temi di rilevanza
sociale ed etica; favorire  la cittadinanza attiva, i diritti civili e il contrasto ai discorsi sull’odio (hate speech), all’intolleranza e alla  discriminazione. Per esempio attraverso attività di contrasto al bullismo, osservatori, ricerche, seminari, conferenze, laboratori nelle scuole…

Prevenzione e contrasto alla violenza di genere: l’obiettivo è prevenire e contrastare ogni forma di violenza di genere.  Anche attraverso consulenza psico-sociale e sanitaria, assistenza per donne vittime di violenza, minori e comunità LGBTQI+, Centri antiviolenza …

Recupero ed inclusione di detenuti ed ex-detenuti: l’obiettivo è migliorare il benessere psico-fisico dei/delle detenuti/e e favorire i percorsi di inclusione e re-integro nella società. 

Tutela dell’ambiente: l’obiettivo è contribuire alla lotta contro il cmabiamento climatico. Eempi di attività possono essere campagne di sensibilizzazione e advocacy, programmi promozione della biodiversità, tutela del patrimonio ambientale e paesaggistico, etc

 

Per gli interventi che hanno luogo all'estero, ecco una brava

I settori coinvolti sono i seguenti:

  • Lotta alla malnutrizione 
  • Promozione del ruolo delle donne e uguaglianza di genere
  • Accesso all’acqua e igiene 
  • Partecipazione, dialogo, Governance e diritti umani 
  • Protezione dell’infanzia
  • Educazione 
  • Formazione professionale e attività generatrici di reddito
  • Tutela dell’ambiente 
  • Sviluppo rurale e sicurezza alimentare
  • Interventi sanitari e di tutela della salute 
  • Aiuto umanitario – emergenza 

Chi può fare domanda?

Possono fare richiesta di contributo in quanto soggetto capofila :

  • Enti facenti parte dell’ordinamento metodista e valdese
  • Organismi Associativi italiani o stranieri
  • Organismi ecumenici italiani o stranieri

Il soggetto capofila deve essere costituito da almeno due anni.

Possono essere coinvolti degli enti terzi in qualità di Partner operativi o di Altri soggetti coinvolti. 

Partner operativi: sono soggetti giuridici che implementano specifiche attività di progetto e sostengono parte dei costi imputati al finanziamento. Non possono essere partner operativi le amministrazioni e gli enti pubblici italiani, così come gli enti ecclesiastici appartnenti all’ordinamento Valdese.

Altri soggetti coinvolti: sono soggetti giuridici che non gestiscono quote di budget ma che intervengono nel progetto o partecipando direttamente all’ideazione/realizzazione delle attività, o mettendo a disposizione la proria sede o luoghi sotto la propria amministrazione per le attivit di progetto. Alcuni esempi di altri soggetti coinvolti sono: le biblioteche, le case circondariali, i plessi scolastici, le case di cura ecc. 

 

FUS progetti speciali: una panoramica

Cosa sono i progetti speciali FUS?

Il FUS, ovvero il Fondo Unico per lo Spettacolo, è meccanismo utilizzato dal governo italiano per regolare l’intervento di finanziamento pubblico allo spettacolo e fornire quindi sostegno finanziario ad enti, istituzioni, associazioni, organismi e imprese italiani operanti negli ambiti della musica, della danza, del teatro, del circo e spettacolo viaggiante, nonché a progetti multidisciplinari e iniziative di rilevanza nazionale. Il fondo è destinato a finanziare progetti artistici triennali, nei settori sopracitati, e di un programma annuale per coloro le cui istanze triennali vengono approvate.  

I progetti Speciali FUS si distinguono dal FUS tradizionale, per la rilevanza nazionale e internazionale e per il particolare valore artistico-culturale. I progetti sono a carattere annuale e possono essere realizzati anche attraverso la costituzione di reti. 

Se al FUS tradizionale è possibile presentare la programmazione ordinaria, i progetti speciali sono definiti tali proprio per il loro carattere di eccezzionalità: si tratta di eventi a carattere straordinario e unico, che si differenziano dall’attività usuale del soggetto richiedente. 

Sarà data priorità ai progetti che ...

  • Rappresentano iniziative originali, anche realizzate con il sostegno del comune di riferimento, dove gli eventi avranno luogo
  • Esprimono un’identità peculiare, una dimensione di particolare prestigio artistico e culturale e di riconoscibilità sul piano nazionale e internazionale
  • si riferiscono a celebrazioni e ricorrenze collegate a personalità e/o luoghi e/o eventi di particolare significato nella storia dello spettacolo dal vivo, favorendone la conoscenza attuale
  • rappresentano modelli di buone pratiche nell’ambito dei progetti per il riequilibrio territoriale, realizzati anche attraverso reti sovraregionali e dello sviluppo e della promozione dello spettacolo dal vivo nel contesto culturale e sociale e/o prevedono lo svolgimento di attività di spettacolo dal vivo

Chi può fare richiesta?

Possono presentare domanda tutti i soggetti diversi dalle Fondazioni Lirico Sinfoniche, che abbiano sede legale in Italia, che presentano un progetto che non sia già stato finanziato dal ministero della cultura.

Dove e come fare richiesta?

Le domande dovranno essere presentate esclusivamente in modalità telematica sulla piattaforma FUSonline a partire dalle ore 09:00 del 15 novembre 2022 e fino alle ore 16:00 del 15 dicembre 2022. 

Scopri se il bando è adatto a te! Contattaci per saperne di più! 

Bando TOCC: incentivo da 110 milioni per la transizione digitale di organismi culturali e creativi

Parliamo del bando TOCC, l’incentivo per la transizione digitale di organismi culturali e creativi. (qui il bando).

Da oggi, 3 Novembre, e micro e piccole imprese, gli enti del terzo settore e le organizzazioni profit e no profit che operano nel settore della cultura e della creatività possono richiedere l’incentivo a fondo perduto del programma “Transizione digitale organismi culturali e creativi” (TOCC).

L’obiettivo è favorire l’avanzamento del livello di maturità tecnologica delle organizzazioni culturali e creative italiane e renderle competitive a livello internazionale.

La misura conta su una dotazione finanziaria di 110 milioni di euro, e rientra nella Missione 1 “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura” del PNRR, Componente 3 “Turismo e Cultura 4.0 (M1C3)”, Misura 3 “Industria culturale e creativa 4.0”, Investimento 3.3 “Capacity building per gli operatori della cultura per gestire la transizione digitale e verde”, Sub-Investimento 3.3.2 “Sostegno ai settori culturali e creativi per l’innovazione e la transizione digitale”.

Le agevolazioni sono rivolte alle micro e piccole imprese, in forma societaria di capitali o di persone, incluse le società cooperative, le associazioni non riconosciute, le fondazioni, le organizzazioni dotate di personalità giuridica no profit, nonché agli Enti del Terzo settore, iscritti o in corso di iscrizione al “RUNTS”, che risultano costituiti al 31 dicembre 2020 e che operano nei settori culturali e creativi e nei seguenti ambiti di intervento:

– musica

– audiovisivo e radio

– moda

– architettura e design

– arti visive

– spettacolo dal vivo e festival

– patrimonio culturale materiale e immateriale

– artigianato artistico

– editoria, libri e letteratura

– area interdisciplinare (per chi opera in più di un ambito di intervento tra quelli elencati).

Sono finanziabili progetti fino a 100.000 euro – considerando sia le spese di investimento che il capitale circolante – da realizzare in 18 mesi. I contributi a fondo perduto sono concessi nella misura massima dell’80% del progetto di spesa ammissibile e, comunque, per un importo massimo
pari a 75.000,00 euro.

Gli interventi devono essere finalizzati alla:

  • Creazione di nuovi prodotti culturali e creativi per la diffusione live e online
  • Circolazione e diffusione dei prodotti culturali verso un nuovo pubblico e verso l’estero
  • Realizzazione di attività per la fruizione del proprio patrimonio attraverso modalità e strumenti innovativi di offerta (piattaforme digitali, hardware, software per nuove modalità di fruizione e nuovi format narrativi, di comunicazione e promozione)
  • Digitalizzazione del proprio patrimonio con obiettivo di conservazione, maggiore diffusione, condivisione attraverso la coproduzione, cooperazione trasfrontaliera e circolazione internazionale
  • Incremento all’utilizzo del crowdsourcing e allo sviluppo di piattaforme open source per la realizzazione e condivisione di progetti community-based.

Le proposte potranno essere presentate a partire dalle ore 12:00 del 3 novembre 2022 ed entro le ore 18:00 del 1° febbraio 2023 sulla pagina dedicata nel sito Invitalia.

Vuoi sapere se la tua organizzazione/impresa è ammissibile al contributo? Hai in mente un progetto che vorresti presentare? Vuoi saperne di più sul bando? 

Contattaci e ti aiuteremo a fare chiarezza

Contributi per progetti: Giovani in Biblioteca

Portare i giovani in biblioteca è una priorità per ridare valore a questi spazi pubblici.

Nell’Anno europeo dei giovani, il Dipartimento per le politiche giovanili e il Servizio civile universale promuovono azioni tese ad ampliare significativamente l’offerta di spazi di aggregazione destinati alla ripresa della socialità di ragazze e ragazzi rientranti nel target di popolazione con età 14-35 anni. 
 
Fra queste, una in particolare ha colpito la nostra attenzione: si vuole favorire l’utilizzo, da parte delle giovani generazioni, degli spazi disponibili all’interno delle biblioteche pubbliche, attraverso il finanziamento di proposte progettuali volte alla realizzazione di luoghi polivalenti e innovativi, aperti con orari estesi che ne consentano un’ampia fruibilità, nei quali i giovani possano condividere idee, percorsi e occasioni formative, culturali, ricreative, di incontro e confronto e che abbiano come specifico target la popolazione rientrante nella richiamata fascia di età.

“lo spazio più democratico che esiste”

 Ci ha colpito per numerose ragioni. Intanto la fascia d’età, quella dei giovani appunto, considerati tali dai 14 ai 35 anni…benedetta adolescenza protratta all’infinito! Poi, e principalmente, perché chiama in causa in maniera esplicita un’istituzione culturale a cui siamo particolarmente affezionati: la biblioteca pubblica che siamo abituati a vedere considerata, da parte dei Ministeri e delle pubbliche amministrazioni centrali, solo connessa all’oggetto-libro.  Mentre noi sappiamo che la biblioteca è lo spazio pubblico culturale per eccellenza, se pensiamo che, in Italia, è presente in quasi tutti i comuni (unica realtà del genere), e soprattutto è sede di innumerevoli attività legate al tempo libero (intrattenimento, gioco, formazione e corsi, eventi culturali, incontri), ad accesso gratuito e libero per tutti. Insomma, come dice la mia amica e collega Camelia, “lo spazio più democratico che esiste”.

L'occasione giusta per progettare una nuova stagione di servizi

Con questa iniziativa del Dipartimento per le politiche giovanili si dà la possibilità alle biblioteche di mettere in moto la loro capacità di progettare insieme alla comunità, di cercare e trovare soluzioni a bisogni specifici insieme ai destinatari che di quei bisogni sono portatori e che, se ingaggiati nella progettazione dei contenuti, parteciperanno attivamente e saranno megafono dei nuovi servizi.
Questa iniziativa del Dipartimento, costituisce un’opportunità ghiotta per le biblioteche di mettersi in moto e di dimostrare che l’ultima lettura dell’ISTAT (https://www.istat.it/it/archivio/217094) sulla fruizione e le presenze nelle biblioteche (che, su scala nazionale, fissano i frequentatori al 7% della popolazione) è il punto da cui partire per progettare una nuova stagione di servizi e di offerta.

E’ un bando non facilissimo, soprattutto perché la competizione non si fa solo sulla qualità dei progetti ma anche sulla velocità nel presentarli (questo sistema del click day è veramente frustrante e prima o poi qualcuno dovrà porvi rimedio, immaginandosi altri meccanismi di selezione dei progetti).

Servono creatività, conoscenza dei contesti, competenze progettuali e…un po’ di fortuna, che, si sa, aiuta chi osa!

Buona progettazione