Da dove iniziare a parlare di un argomento che ha duemila possibili punti di ingresso?
Dal cronico ritardo italiano nell’accedere alle opportunità e alle risorse europee? No, perché la logica della lamentela non ci appartiene.
Dalle opportunità e dalle risorse europee (moltiplicate vieppiù dal Recovery Fund)? Interessante, ma rischia di creare solo aspettative e conseguenti possibili delusioni.
Dalla necessità di adottare un approccio progettuale alle attività delle nostre organizzazioni? Si, questo è l’aspetto che ci interessa maggiormente, soprattutto perché mette in campo la nostra creatività e la nostra propensione al cambiamento e all’innovazione.
Accedere alle risorse dei bandi europei candidando progetti vincenti non è una questione di conoscenza dei programmi, delle call specifiche e del funzionamento delle piattaforme; non è sicuramente solo quello (sebbene poi serva anche quello!).
Come sempre, non si tratta di imparare un tecnicismo (noi di 2di2 siamo qui anche per integrare le conoscenze di chi, quei tecnicismi, non ha intenzione, voglia, tempo di impararli): prima di tutto si tratta di avere le idee giuste e chiare.
Il mio mentore dice sempre: “le idee non seguono i soldi, ma al contrario sono i soldi che arrivano quando c’è l’idea giusta”. A furia di sentirglielo ripetere mi sono convinta che le cose stanno esattamente così: aspettare di vedere il testo del bando per farsi venire l’idea da candidare è una mossa perdente.
È troppo tardi e si rischia di inseguire la scadenza presentando poi una candidatura debole e lacunosa.
Occorre avere in testa qual è l’obiettivo di innovazione (dove per innovazione intendo la capacità di rispondere alle sollecitazioni esterne introducendo un cambiamento nella mia organizzazione) che intendo realizzare e poi chiedersi: risponde ad una finalità ritenuta rilevante dalla UE? In che modo? Come il mio progetto può rispondere ad esigenze condivise da altri soggetti?
In questo modo garantiamo che le risorse europee che dovessero esserci riconosciute creino valore non solo per noi e la nostra organizzazione, e, a cascata, i benefici del progetto raggiungano altri soggetti, amplificando il ritorno dell’investimento europeo.
L’Agenda ONU 2030 (quella dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, gli SDG) ci facilita il compito: quando pensiamo a come innovare nella nostra organizzazione (pubblica o privata, for profit o sociale che sia) avere chiaro a quale degli obiettivi dell’Agenda vogliamo dare una risposta, è un ottimo punto di partenza (forse oggi l’unico che vale la pena di adottare).
Avere un buon piano degli obiettivi di medio e lungo periodo; progettare le soluzioni utilizzando metodologie di facilitazione che valorizzino le competenze dei team e la creatività dei collaboratori; dotarsi di strumenti di informazione sui programmi europei e i calendari delle call, sono gli ulteriori aspetti importantissimi che occorre presidiare per elaborare candidature interessanti e di possibile successo.
Il resto è rimesso – anche – alla sorte (non dobbiamo mai dimenticare che la competizione è altissima)…ma come sappiamo tutti “la fortuna è quando l’opportunità bussa e tu rispondi”.
Enjoy!