Il Design Thinking come strumento innovativo nel rapporto con la comunità

Lo studio di design Ideo, il Centro Culturale Dokk1 di Aarhus e la Chicago Public Library hanno lavorato alla creazione di Design Thinking For Public Libraries Toolkit, una cassetta degli attrezzi che possa supportare le biblioteche nel loro percorso di innovazione e cambiamento

Il design thinking per le biblioteche pubbliche è una metodologia di progettazione di soluzioni innovative per dare risposte concrete a sfide progettuali che riguardano nuove attività, nuovi servizi, nuovi programmi all’interno della biblioteca. Nella letteratura organizzativa, il design thinking è annoverato fra le metodologie human centered, e, come tale, punta tutto sulle persone che lo utilizzeranno. 

Questa metodologia è stata applicata per la prima volta alle biblioteche pubbliche con la pubblicazione del Design Thinking For Public Libraries Toolkit, frutto del lavoro dello studio di design Ideo insieme al centro culturale Dokk1 di Aarhus ed alla Chicago Public Library. L’intenzione era quella di fornire ai bibliotecari uno strumento per progettare e realizzare l’innovazione e il cambiamento in biblioteca, puntando tutto sulla risorsa certa che le biblioteche possiedono: i bibliotecari stessi. 

La prima vera sfida di Design Thinking for Public Libraries è dunque proprio quella che riguarda la capacità di coinvolgere i bibliotecari e renderli agenti attivi del cambiamento e dell’innovazione. 

Design Thinking è descritto nel manuale come un processo costituito da 5 fasi distinte che si susseguono una all’altra ma che, qualora non si sia soddisfatti degli esiti di una delle fasi, è possibile (anzi suggerito) percorrere in senso contrario, senza appesantire il percorso creativo o peggio, compromettere il risultato finale.

Risultato finale che è rappresentato da un prototipo della soluzione progettata. 

Dunque la soluzione che risulta essere il risultato del processo di Design Thinking è un vero e proprio modello del servizio, presenta tutte le caratteristiche e le modalità organizzative, che consentiranno ai destinatari di comprenderne il funzionamento e consentirà ai bibliotecari, di replicarlo su scala reale.

Un passaggio fondamentale della metodologia è rappresentato dal diagramma di Venn sulle caratteristiche fondamentali del prototipo: Desiderabilità (cosa desiderano i miei interlocutori?); Fattibilità (ho a disposizione gli strumenti tecnici e organizzativi per realizzare la soluzione?); Sostenibilità (posseggo le risorse per realizzare e mantenere nel tempo la soluzione?).

Fra tutte le soluzioni create nel processo di progettazione, solo quella che presenterà tutte e tre queste caratteristiche sarà prototipata, sottoposta al test di validazione e successivamente messa su scala.

Per capire come si svolge un percorso completo di progettazione con Design Thinking, non si può che applicarlo su un caso concreto. È una metodologia eminentemente pratica e operativa; spiegare, con la teoria, come funziona e come si svolge, è meno efficace che sperimentarla direttamente e fare propri gli apprendimenti per trasformarli (con l’esercizio continuo) in automatismi.

Vediamo brevemente le 5 fasi della metodologia:

 

 

Con la prima fase, quella dell’empatia e dell’ascolto, si incontrano le persone a cui sarà destinato il nuovo servizio, si raccolgono le informazioni, i racconti sui loro bisogni e le loro aspettative, su come si aspettano che la biblioteca elabori una risposta.

La fasi più creative sono quelle dell’ideazione e della costruzione del prototipo: nella fase dell’ideazione l’invito è a produrre una grande quantità di idee al motto “l’unica idea sbagliata è quella non espressa: siate ambiziosi e non temiate il fallimento”.

Il gruppo di progettazione riunito in uno spazio in cui la sfida è sempre presente, in quanto visualizzata su un supporto adeguato, così come tutti gli elementi raccolti e riassunti, produce ed esprime idee in un processo di brainstorming continuamente stimolato: è da questo grappolo di idee (e di post-it) e dal confronto e discussione fra i membri del gruppo, che scaturirà la soluzione che darà origine al prototipo.

Cartoncini, mattoncini lego, spago, colla, scatole di varia dimensione, palle da tennis…ogni materiale recuperato può essere utile alla costruzione del prototipo.

Ciò che conta è che il risultato finale sia visuale, che si possa toccare, rigirare fra le mani e osservare da angolazioni diverse. Deve consentire un’esperienza immersiva, dove la comprensione e la proiezione nel prossimo futuro, quando il prototipo sarà trasformato in servizio, sia immediata e lucida.

Il design thinking è un percorso creativo e divertente, partecipativo e inclusivo, targettizzato su destinatari specifici e focalizzato sul risultato da raggiungere: per tutti questi motivi risulta molto soddisfacente per i partecipanti e altamente efficace rispetto alla capacità di produrre soluzioni.

 

Che la sfida abbia inizio!

 

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